Undici settimane e sei già una persona, un essere umano come ritrae questa immagine che per qualche giorno ha campeggiato su un palazzo di Roma. Manifesto voluto da ProVita Onlus, associazione che vuole promuovere i valori della Vita, dal concepimento fino alla morte naturale, e della Famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna.
Immagine prontamente rimossa, stupisce la velocità di rimuovere romana di questi ultimi tempi, a seguito di pressioni ricevute dalle consigliere del Pd al Campidoglio, Michela Di Biase, Valeria Baglio, Ilaria Piccolo, Giulia Tempesta e quella di Lista Civica Svetlana Celli che hanno dichiarato unite «Si tratta di immagini che offendono la sensibilità di tutti. Difendere la vita con messaggi così crudi e violenti non appartiene alla storia delle donne, né della città».
Mi chiedo cosa ci sia di offensivo nell’immagine di un feto di undici settimane, che si succhia il pollice.
Forse il richiamo all’aborto dell’ultima frase.
Lo chiamano aborto, ma il nome corretto è omicidio. La definiscono una conquista delle donne, donne che uccidono una persona di quale conquista parliamo? Allora perché io, donna, invece rimango sgomenta? Probabilmente per qualcuno non sono abbastanza donna.
Questa legge nata per contrapporsi al patriarcato non tiene in considerazione il punto di vista del bambino e la sacralità della vita.
Contrappongo la mia umile opinione all’imperante mainstream, la senatrice PD, Monica Cirinnà, ha scritto un messaggio su Twitter affermando che è “vergognoso che per le strade di Roma si permettano manifesti contro una legge dello Stato e contro il diritto di scelta delle donne”, mettendomi a livello del marciapiede e guardando il mondo dal basso chiedo a Cirinnà e quando quel feto è femmina? Il diritto di quale donna viene tutelato?
Il diritto alla Vita, promosso da ProVita Onlus il primo e assoluto diritto di ogni essere umano! Ve la ricordate l’emozione della prima ecografia?